Comincio quindi carica di positività e meraviglia questo Lunedì presentandovi subito l'illustratore speciale che oggi passerà un po' di tempo con noi.
Lui è Patrik, detto Kino, illustratore dal tratto leggero, che riesce a raccontare con parole gentili e sincere anche le cose poco belle che accadono intorno a tutti noi, rendendole ricordi unici e speciali che ci fanno crescere e diventare più consapevoli di chi siamo davvero.
Ho scoperto il suo Blog/Portfolio per caso e subito mi sono innamorata del suo averlo chiamato "Il lato fresco del cuscino" che secondo me è davvero una delle cose più belle nella vita ;-) !!!
Sono sicura che amerete anche voi da subito il suo stile Fresco, minimale ma anche pieno di tantissime emozioni tutte diverse e meravigliose.
Buona lettura Pazzerelli e soprattutto non perdete l'occasione di fare un giro nel suo Shop carico di tantissime bellezze da regalare o regalarsi per riempire anche casa propria di leggerezza e parole gentili che tanto fanno bene al cuore.
1. Quando ti sei avvicinato al mondo dell' illustrazione?
Il mondo dell'illustrazione mi affascina da sempre, ma ha cominciato ad interessarmi di più da adulto. Da bambino mi piaceva disegnare, ma non possedevo particolari velleità artistiche, né aspiravo a conquistarle. Crescendo ho sentito sempre di più l'esigenza di trovare un canale comunicativo che mi permettesse di esprimere il mio mondo interiore. Non ho mai voluto rinunciare al contatto con il bambino che sono stato e che sento ancora di essere; un bambino con il cuore pieno di gentilezza e di poesia. Guardando le illustrazioni di altri artisti, ho avuto la sensazione che quello avrebbe potuto essere anche il mio canale. Davanti ad alcune opere sentivo vibrare qualcosa, mi emozionavo. Ed ho cominciato a pensare che fosse giusto provare a tenere tra le mani quell'emozione per farla scorrere attraverso la punta di una matita su un foglio bianco. Volevo lasciare una traccia di me su quel foglio, avevo bisogno di riempirlo. Non troppo, per la verità. Dentro di me non c'è un esplosione chiassosa di colori, c'è delicatezza. A rappresentarmi è un tratto gentile.
Volevo raccontare un altro modo di fare poesia. E così, qualche anno fa, raggiunta questa consapevolezza, ho preso coraggio ed ho iniziato a raccontarmi attraverso "Il lato fresco del cuscino".
2. Cosa ami di più del tuo lavoro?
Quello che più amo del mio lavoro è l'avere la possibilità di esprimermi, di raccontare il mio punto di vista. Amo che tante persone colgano nel mio lavoro esattamente quello che cerco di trasmettere. Ho ricevuto tanto affetto da parte di chi trova nelle mie illustrazioni la sensazione di una carezza, di un sorriso gentile, del guardare le nuvole. Inoltre mi piace avere la possibilità di conoscere tanti artisti, attraverso i canali social o alle fiere a cui partecipo, e arricchirmi del loro punto di vista. E' come respirare aria fresca. E a volte nascono meravigliose collaborazioni.
3. Quali sono le tre parole che meglio descrivono i tuoi lavori?
4. Puoi descriverci la tua giornata tipo?
Mi alzo verso le nove del mattino e preparo una moka di caffè da quattro tazze che consumo da solo. Faccio colazione con la brioches al burro che mio marito scende a prendermi nel bar sotto casa prima di andare al lavoro, e poi inizio a rispondere alle email e ai messaggi che ricevo sui social. Quando finisco, mi dedico al packaging degli articoli che vengono acquistati nel mio shop online. Cerco di metterci tutta la cura possibile; mi piace l'idea di trasmettere il senso de "Il lato fresco del cuscino" attraverso l'attenzione per i dettagli. Alle 11.30 passa il corriere a ritirarli. Nel pomeriggio disegno, mi occupo dei lavori su commissione, mi tengo in contatto con i rivenditori con cui collaboro. Poi ci sono le fiere, sempre molto impegnative, che richiedono tanta organizzazione. Devo tenere monitorate le vendite per sapere quando effettuare un nuovo ordine, fare inventari, scattare le fotografie da pubblicare sui social. Cerco di ritagliarmi del tempo ogni giorno per esplorare le pagine o i siti di altri artisti. E' nutrimento; se ne ricavano stimoli creativi attraverso cui realizzare qualcosa di nuovo. E magari anche delle nuove collaborazioni. Mi piace sentirmi parte di una comunità, quella dell'handmade italiano, in cui ci si sostene e incoraggia a vicenda. Faccio anche delle pause per coccolare il mio gatto, Alfeo, che reclama la sua dose giornaliera di grattini. E verso sera rientra mio marito dal lavoro. Chiacchieriamo di com'è andata la giornata, prepariamo inseme la cena, e se c'è ancora del lavoro da fare mi aiuta, spesso anche fin dopo la mezzanotte, altrimenti guardiamo qualche puntata di una serie tv sul divano con Alfeo.
2. Cosa ami di più del tuo lavoro?
Quello che più amo del mio lavoro è l'avere la possibilità di esprimermi, di raccontare il mio punto di vista. Amo che tante persone colgano nel mio lavoro esattamente quello che cerco di trasmettere. Ho ricevuto tanto affetto da parte di chi trova nelle mie illustrazioni la sensazione di una carezza, di un sorriso gentile, del guardare le nuvole. Inoltre mi piace avere la possibilità di conoscere tanti artisti, attraverso i canali social o alle fiere a cui partecipo, e arricchirmi del loro punto di vista. E' come respirare aria fresca. E a volte nascono meravigliose collaborazioni.
3. Quali sono le tre parole che meglio descrivono i tuoi lavori?
Il senso delle mie illustrazione credo si racchiuda in queste tre parole: gentilezza, poesia, leggerezza.
Soprattutto leggerezza che, citando Italo Calvino, "non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore." Se potessi aggiungerne un'altra, sarebbe "emozioni buone". E' un concetto che mi sta molto a cuore e che cerco di trasmettere con le mie illustrazioni: l'accoglienza delle emozioni, tutte. Sin da bambini ci viene insegnato che ci sono emozioni che è giusto manifestare liberamente, mentre altre, più scomode, vanno tenute nascoste perché rivelano le nostre fragilità. E così finiamo col diventare vittime di un'inibizione tossica, di un autocontrollo soffocante. Io credo fortemente che ogni emozione abbia il diritto di essere espressa. Le emozioni non dovrebbero fare paura, si può imparare a sentirsi a proprio agio anche nella tristezza, a canalizzare in modo creativo la rabbia. Da ogni emozione può germogliare qualcosa di buono. Basta saperle abbracciare.
Soprattutto leggerezza che, citando Italo Calvino, "non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore." Se potessi aggiungerne un'altra, sarebbe "emozioni buone". E' un concetto che mi sta molto a cuore e che cerco di trasmettere con le mie illustrazioni: l'accoglienza delle emozioni, tutte. Sin da bambini ci viene insegnato che ci sono emozioni che è giusto manifestare liberamente, mentre altre, più scomode, vanno tenute nascoste perché rivelano le nostre fragilità. E così finiamo col diventare vittime di un'inibizione tossica, di un autocontrollo soffocante. Io credo fortemente che ogni emozione abbia il diritto di essere espressa. Le emozioni non dovrebbero fare paura, si può imparare a sentirsi a proprio agio anche nella tristezza, a canalizzare in modo creativo la rabbia. Da ogni emozione può germogliare qualcosa di buono. Basta saperle abbracciare.
4. Puoi descriverci la tua giornata tipo?
Mi alzo verso le nove del mattino e preparo una moka di caffè da quattro tazze che consumo da solo. Faccio colazione con la brioches al burro che mio marito scende a prendermi nel bar sotto casa prima di andare al lavoro, e poi inizio a rispondere alle email e ai messaggi che ricevo sui social. Quando finisco, mi dedico al packaging degli articoli che vengono acquistati nel mio shop online. Cerco di metterci tutta la cura possibile; mi piace l'idea di trasmettere il senso de "Il lato fresco del cuscino" attraverso l'attenzione per i dettagli. Alle 11.30 passa il corriere a ritirarli. Nel pomeriggio disegno, mi occupo dei lavori su commissione, mi tengo in contatto con i rivenditori con cui collaboro. Poi ci sono le fiere, sempre molto impegnative, che richiedono tanta organizzazione. Devo tenere monitorate le vendite per sapere quando effettuare un nuovo ordine, fare inventari, scattare le fotografie da pubblicare sui social. Cerco di ritagliarmi del tempo ogni giorno per esplorare le pagine o i siti di altri artisti. E' nutrimento; se ne ricavano stimoli creativi attraverso cui realizzare qualcosa di nuovo. E magari anche delle nuove collaborazioni. Mi piace sentirmi parte di una comunità, quella dell'handmade italiano, in cui ci si sostene e incoraggia a vicenda. Faccio anche delle pause per coccolare il mio gatto, Alfeo, che reclama la sua dose giornaliera di grattini. E verso sera rientra mio marito dal lavoro. Chiacchieriamo di com'è andata la giornata, prepariamo inseme la cena, e se c'è ancora del lavoro da fare mi aiuta, spesso anche fin dopo la mezzanotte, altrimenti guardiamo qualche puntata di una serie tv sul divano con Alfeo.
5. Come hai sistemato la tua zona di lavoro?
Il mio laboratorio è drammaticamente piccolo! Cerco di tenerlo il più ordinato possibile, ma ho sempre la sensazione sia appena esplosa una bomba. Ci sono due scrivanie, una accanto all'altra. Su una disegno, lavoro al pc, mi occupo del packaging. L'altra è allestita in moda da consentirmi di scattare delle foto quantomeno dignitose ai prodotti che pubblico sui social. C'è un grosso armadio di ciliegio che ho recuperato in un mercatino vintage; portarlo in casa è stata un'impresa e sembra sempre sul punto di esplodere. Vorrei trovare il tempo di ridipingerlo prima o poi. Il resto sono montagne di scatoloni sparsi ovunque.
Il mio laboratorio è drammaticamente piccolo! Cerco di tenerlo il più ordinato possibile, ma ho sempre la sensazione sia appena esplosa una bomba. Ci sono due scrivanie, una accanto all'altra. Su una disegno, lavoro al pc, mi occupo del packaging. L'altra è allestita in moda da consentirmi di scattare delle foto quantomeno dignitose ai prodotti che pubblico sui social. C'è un grosso armadio di ciliegio che ho recuperato in un mercatino vintage; portarlo in casa è stata un'impresa e sembra sempre sul punto di esplodere. Vorrei trovare il tempo di ridipingerlo prima o poi. Il resto sono montagne di scatoloni sparsi ovunque.
6. Pensi un illustratore abbia bisogno di uno stile personale? e quali sono i tuoi suggerimenti per svilupparne uno?
Credo che essere un'illustratore dia l'opportunità di raccontarsi. Non si tratta solo di saper disegnare, ma di offrire un nuovo punto di vista. Attraverso le mie illustrazioni cerco di trasmettere il mio approccio alla vita, di comunicare ciò che per me ha valore. Poi penso sia giusto che ognuno attribuisca il proprio senso a quello che fa. Io non mi sento a mio agio a dare suggerimenti perché so di avere ancora tantissimo da imparare. Sono ben disposto ad accoglierne invece. Mi sento solo di incoraggiare chi vuole imboccare un percorso artistico di qualsiasi tipo a liberarsi dalle inibizioni e sperimentarsi in ciò che lo fa sentire bene. E' importante assecondare il proprio modo di esprimersi, quello che ci risulta più naturale. Essere onesti con se stessi, aprire il cuore a chi ha voglia di ascoltare, ripaga sempre di tutta la fatica. Non ci si libera mai del tutto delle insicurezze, ma si impara a conviverci; diventano un'opportunità per continuare a crescere. A me pare di avere ancora tanta strada da fare; ci sarà sempre un nuovo obiettivo, un nuovo progetto. Ma quando si sente di aver trovato il modo giusto per esprimersi, giusto per se stessi, il cuore diventa leggero e vola sempre più in alto.
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